“Me (Who Am I)” si muove a partire da una domanda “Chi siamo veramente una volta che tutte le definizioni e le cose esterne vengono eliminate?”. Con questo lavoro che verrà presentato per la prima volta in Italia durante Visavì Gorizia Dance Festival cosa più ti preme comunicare/raccontare al pubblico?
Voglio invitare il pubblico a sentire. A sentirsi libero di sentire le proprie emozioni. L’emozione sentita rivela i passi della costruzione della memoria: gioie, paure, passioni e disgusti. La memoria emotiva è molto intima come forma di protezione primitiva. È un soggetto universale.
Se dovessi descrivere il tuo spettacolo con 3 parole
“Oltre Le Apparenze”.
Convincimi a venire a vederlo
Me Ani (‘Who Am I’) tocca il tema dell’identità su vari livelli e dà spunto di riflessione sia ai bambini che agli adulti. È un lavoro dinamico e colorato che mette in mostra la bellezza dei due ballerini della KCDC. È un momento di comunicazione e di trasmissione. Condividetelo con noi!
Secondo la tua personale esperienza, il confine è
Il confine è un limite sia da non valicare o che determina il tuo territorio di libertà. È quindi una costrizione o una protezione rispetto all’altro e, allo stesso tempo, una zona di libertà.
Può essere fisico e terrestre, può essere sociale, può essere psicologico e meritarsi di essere oltrepassato. Mossa dall’irrefrenabile desiderio di concettualizzare attraverso il movimento e la musica, la mia mente ha solo i limiti di rispettare l’integrità del danzatore. Non temo il giudizio del valore, l’arte autentica è meravigliosamente libera per sua stessa natura.
Se dovessi spiegarlo a un bambino: Perché hai iniziato a danzare?
La danza, il movimento e creare sono la mia passione. È il mio modo di esprimermi, come un’altra lingua.
Un consiglio a una compagnia che inizia
Lavoro, determinazione, fantasia e concettualizzazione. Perseveranza fisica e psicologica.